Bologna, 27 settembre 2023 – Un’interrogazione del Consigliere Mastacchi, capogruppo di RETE CIVICA – Progetto Emilia Romagna riporta sotto la mai spenta luce dei riflettori la caccia e la sua funzione di utilità pubblica, chiedendo alla Giunta di attivare presso i Servizi Territoriali Agricoltura Caccia e Pesca delle varie province della Regione, i corsi di abilitazione per le diverse figure tecniche previste per i piani di controllo, che vengono regolarmente rimandati impedendo ai cacciatori di ottenere le abilitazioni che consentono la caccia quale supporto e aiuto ai piani di controllo della Fauna, così come definiti dalla Regione stessa. “Il controllo delle specie di fauna selvatica presenti sul territorio può rendersi necessario per motivi di particolare gravità, quali ad esempio, la tutela delle produzioni agricole o l’insorgere di emergenze sanitarie. … La Regione Emilia-Romagna, previo parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), approva i Piani di controllo di alcune specie faunistiche. I Piani di controllo vengono attuati dagli Stacp (Servizi Territoriali Agricoltura, Caccia e pesca) di ciascuna Provincia.( https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/caccia/temi/controllo-della-fauna-selvatica ) Rientrano nei piani di controllo ad esempio: cinghiali, nutrie, cormorani, colombi o piccioni di città, corvidi, storni e altri.
Da anni i cacciatori chiedono a gran voce agli STACP la programmazione dei corsi di abilitazione delle figure tecniche per i piani di controllo, ad esempio per il prelievo dei corvidi, della nutria, della volpe, etc., costantemente rimandati, nonostante sia palese l’importanza di una corretta attività di prelievo e la funzione pubblica della caccia, tanto che durante la pandemia i cacciatori sono stati autorizzati per il piano di prelievo al cinghiale, visti gli enormi danni che stavano causando.

Con un’ordinanza del 7 settembre scorso il Tribunale Amministrativo di Bologna, a seguito del solito ricorso presentato da un’associazione animalista, ha sospeso in tutta l’Emilia Romagna l’apertura generale della stagione venatoria 2023/2024 fino al 1° di ottobre. Alla beffa si aggiunge così il danno del pagamento di una somma per la licenza (tasse governative e tasse regionali) che a causa dei continui ricorsi “strumentali” di certi ambientalisti che portano a continue sospensioni del calendario venatorio e a riduzioni dei giorni di apertura dell’attività, non garantisce loro il pieno utilizzo di tale licenza. Lo stesso assessore Mammi si è detto sorpreso che “lo stesso calendario dello scorso anno, riproposto abbia avuto una valutazione differente in due anni consecutivi” creando enorme incertezza nel diritto e nell’organizzazione dell’attività venatoria ed ha evidenziato che, vista la riduzione delle giornate di caccia, è allo studio, assieme al servizio bilancio, la possibilità di intervenire per ridurre la tassa regionale che i cacciatori pagheranno nel 2024.
Nel frattempo il Consigliere Mastacchi chiede alla Giunta di prevedere per i cacciatori un rimborso delle tasse già pagate oltre alla riduzione di quelle future, viste le giornate di caccia ormai perse a causa del proliferare dei ricorsi sul calendario venatorio, che si ripetono ormai da anni con il solo scopo di condizionare il regolare svolgimento di un’attività prevista per legge e necessaria per mantenere l’equilibrio degli ecosistemi.