La recente frana che ha interessato la frazione di Villa Sassonero di Monterenzio ha prodotto danni serissimi ad abitazioni, agli ambienti del locale agriturismo e all’allevamento della zona, che ha visto crollare il proprio capannone, oltre ad altri immobili che al momento risultano completamente inaccessibili. La località non è nuova ad eventi franosi seri, uno per tutti quello del febbraio 2023, il più esteso del bolognese, lunga circa 1,2 km, larga fino a 800 metri e con una grande profondità. I cittadini della zona, dopo la recente frana, si sono adoperati per riempire i fossi così come la Protezione Civile Regionale che dopo la frana è intervenuta parzialmente con diversi interventi, tra cui i lavori di drenaggio fino a 6 metri di profondità, con il potenziamento della regimazione delle acque superficiali, con la chiusura delle fratture aperte, con la profilatura delle contropendenze per evitare che in seguito a futuri eventi meteo ulteriore acqua si infiltrasse nel terreno. Ma da indagini geotecniche approfondite si è appurato che nel sottosuolo l’acqua arriva fino a 10 m di profondità, da sorgenti che tempi addietro alimentavano gli acquedotti e dismesse alcuni decenni fa dall’Ente Pubblico, senza una valutazione corretta dei rischi che questo poteva comportare sul territorio.
La probabilità che si verificasse il fenomeno franoso era conosciuta tanto che l’area era ricompresa nella perimetrazione delle zone a rischio elevato e molto elevato, contenute nel piano stralcio assetto idrogeologico del bacino del Reno (PSAI) fin dal 2002. La montagna sopra Villa Sasso Nero, inoltre, è composta da pietra arenaria ed è pertanto probabile che le precipitazioni di questo periodo vengano assorbite per esser riversate a valle tra qualche mese. L’abbandono delle sorgenti comporta che una certa quantità di acqua non regimentata rappresenti un pericolo per il territorio in quanto causa di piccole e grandi frane, come la frana recente. Ad oggi, dopo studi geotecnici più approfonditi, si ritiene che non sia la sola acqua piovana ad essere responsabile del movimento franoso. Grazie agli studi di monitoraggio tuttora in corso ad opera della Protezione Civile Regionale in collaborazione con l’Università di Bologna, si è portati a ritenere che la natura della frana di Villa Sassonero sia molto complessa e forse legata anche alla risalita di fluidi e idrocarburi profondi, e quindi da un lato sia senz’altro non imputabile “semplicisticamente” alle acque piovane e dall’altro sia invece fortemente condizionata dalla presenza di sorgenti abbandonate. La comunità di Villa Sasso Nero rimane in attesa della individuazione, da parte degli enti competenti, del tipo di calamità che ha colpito la zona. L’interpellanza del Consigliere Mastacchi, Capogruppo di RETE CIVICA – Progetto Emilia-Romagna chiede in che modo la Regione si sia adoperata negli ultimi 22 anni, vista la conoscenza della situazione, per captare le sorgenti abbandonate e prevenire eventuali movimenti franosi, e come intende procedere per rassicurare coloro che hanno subito danni in seguito alla frana, sulla possibilità di ricostruire. In particolare, come e quando poter ripristinare gli immobili danneggiati e mettere in sicurezza quelli ancora in stato di pericolo e quali le modalità di richiesta di risarcimento dei danni.